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Anna Foa - Scrittrice
Anna Foà, storica, spiega il complesso rapporto tra memoria e ricostruzione storica relativamente agli eventi che hanno originato e caratterizzato la Shoah.
La memoria inizialmente quasi si contrapponeva alla storia perché piena di persone, di emozioni; oggi sono strutture connesse, perché la memoria da sola, senza la storia che indichi i contenuti, ciò che deve essere ricordato, trasmetterebbe una immagine retorica della Shoah, trasformata in occasione celebrativa. La memoria deve essere riempita di fatti che bisogna conoscere bene, perché raccontare male apre le porte al negazionismo; si approfitta delle lacune per negare in blocco la Shoah che è, nonostante gli sforzi contrari dei nazisti, uno degli eventi meglio documentati della storia del Novecento. Negare la realtà storica vuol dire negare la possibilità di utilizzare qualsiasi tipo di fonte. Il memoriale si connette alla storiografia, che attinge alle fonti, approfondisce e poi confronta, perché la storia è sempre anche comparata; così si è giunti al confronto fra i diversi genocidi del’900. C’è la necessità di una memoria che viva dentro l’uomo, che superi le generazioni, e per essere tale deve, come detto da L. Segre, “riportare a casa i nostri morti”: gli storici allora dovranno raccontare le storie delle persone, delle loro situazioni e dei loro valori. La memoria apre allora al futuro , anche per sostenere fortemente alcuni valori, come quelli democratici, ed opporsi ad altri. Deve costruire una coscienza collettiva, di cui fa parte un riconoscimento delle colpe, essenziale perché la memoria abbia una funzione civile
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Prof. Louis Godart Accademico dei Lincei
Il corso illustra la profonda revisione avvenuta negli ultimi 50 anni a livello internazionale per quanto riguarda i paradigmi architettonici e urbanistici, in parallelo allo sviluppo delle politiche e delle tecniche di conservazione del patrimonio urbano. Il corso prende inoltre in esame i nuovi problemi e le sfide che la globalizzazione dell’economia ha fatto emergere, sfide che le discipline e le politiche della conservazione urbana dovranno affrontare con decisione nei prossimi decenni
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Marwan Najjar (scénariste) - Liban
Marwan Najjar è uno sceneggiatore e produttore di opere teatrali , cinematografiche e televisive, attivo in Libano fin dagli anni 70. Nella sua intervista ci descrive le dinamiche insite nella produzione televisiva libanese e di come, attraverso le scelte autoriali e produttive, nel tempo, si sia potuta raccontare l’identità libanese”, un’identità nazionale che rientra e dipende da attitudini, regole e modalità della ampia cultura araba. Marwan Najjar ci racconta di come sia riuscito ad apportare delle innovazioni di stile e produttive, accrescendo il livello di attenzione di pubblico, ad esempio concentrando la scrittura su valori e tematiche universali quali l'amore e il matrimonio. In una critica prioritariamente stilistica riflette sulle forme e scelte autoriali della produzione seriale televisiva, cinematografica e teatrale libanese, in continuo rapporto tra il pubblico locale e il resto del mondo, tra innovazione e valori universali che hanno caratterizzato la storia delle sceneggiature delle serie tv libanesi.