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Anna Foa - Scrittrice
Anna Foà, storica, spiega il complesso rapporto tra memoria e ricostruzione storica relativamente agli eventi che hanno originato e caratterizzato la Shoah.
La memoria inizialmente quasi si contrapponeva alla storia perché piena di persone, di emozioni; oggi sono strutture connesse, perché la memoria da sola, senza la storia che indichi i contenuti, ciò che deve essere ricordato, trasmetterebbe una immagine retorica della Shoah, trasformata in occasione celebrativa. La memoria deve essere riempita di fatti che bisogna conoscere bene, perché raccontare male apre le porte al negazionismo; si approfitta delle lacune per negare in blocco la Shoah che è, nonostante gli sforzi contrari dei nazisti, uno degli eventi meglio documentati della storia del Novecento. Negare la realtà storica vuol dire negare la possibilità di utilizzare qualsiasi tipo di fonte. Il memoriale si connette alla storiografia, che attinge alle fonti, approfondisce e poi confronta, perché la storia è sempre anche comparata; così si è giunti al confronto fra i diversi genocidi del’900. C’è la necessità di una memoria che viva dentro l’uomo, che superi le generazioni, e per essere tale deve, come detto da L. Segre, “riportare a casa i nostri morti”: gli storici allora dovranno raccontare le storie delle persone, delle loro situazioni e dei loro valori. La memoria apre allora al futuro , anche per sostenere fortemente alcuni valori, come quelli democratici, ed opporsi ad altri. Deve costruire una coscienza collettiva, di cui fa parte un riconoscimento delle colpe, essenziale perché la memoria abbia una funzione civile
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Giorgio Fabretti
Giorgio Fabretti, antropologo e storico dell’archeologia, si definisce uno scienziato puro al servizio della specie umana per la quale, in un arco temporale di circa cinquecento anni, ipotizza una transizione che dall’umano giungerà al trans- umano e infine al post umano e conquisterà per la specie umana stabilità, cioè non estinguibilità, ma anche un superamento dell’aggressività che oggi la caratterizza. Ma, e questa è la vera rivoluzione, la tecnologia ci deriverà dalla natura stessa: l’intelligenza è in natura, ovunque, e noi seguiamo la natura. Siamo dentro un’epoca di rivoluzione neo-copernicana; tutto l’universo appare come una lavagna di dati e l’uomo è un dato tra i dati. Nell’uomo un istinto, messo dalla selezione naturale, lo spinge a dialogare e ad adattarsi alla natura; è la logica della sopravvivenza del DNA. L’istinto a dialogare con la natura ci ha spinto a far emergere in questa cultura le scienze naturali, che sono emerse dalla più ampia conoscenza e coscienza
emarginando la centralità dell’uomo. L’uomo diverrà un umano fra tanti diversamente umani. La salvezza dell’uomo sarà biologicamente possibile se la natura ci darà delle chance, attraverso la scienza, di poterci migliorare, anche acquisendo caratteri solidaristici, di adattamento e di bontà che in questo tempo appaiono particolarmente necessari, insieme ad una maggiore sostenibilità.
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Alberto Olivetti
Alberto Olivetti, ordinario di estetica all’Università degli Studi di Siena, studioso del linguaggio poetico in quanto una delle prime attività attraverso cui la memoria si è tramandata, presenta una riflessione sul concetto di memoria. Partendo dal De memoria di Aristotele e da poesie della raccolta Papavero e memoria di Paul Celan, che ha dato voce alla dimensione profonda che la Shoah comporta per l’umanità intera, affronta il tema della memoria come facoltà connessa alla possibilità di percezione del tempo: se non si ha percezione del tempo, non si ha accesso alla memoria. Dunque il concetto di memoria non può che afferire ad una consapevolezza del passato;
La percezione del tempo, sia privato che storico, oggi si percepisce sta cambiando; la categoria del tempo si è quasi elisa ,come pure quella dello spazio, nella dimensione della virtualità: tutto è, o può essere, visto e sentito in un tempo e in uno spazio virtuali. La memoria in atto oggi è qualcosa che immediatamente rimanda in quella condizione in cui ci troviamo ad essere, quasi un eterno presente, un sempre ed ovunque che sono quasi un non-luogo
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Vittorio Sgarbi - Storico dell'arte
Vittorio Sgarbi, storico dell’arte e saggista, presenta la memoria come strumento essenziale del suo lavoro di studioso, ricercatore e osservatore di opere d’arte.
La memoria è un elemento genetico; riflettere sulla memoria è riflettere su uno strumento che stiamo contestualmente utilizzando.
Tra i diversi tipi di memorie, essenziale per lo storico dell’arte è quella visiva, perché l’accostamento delle immagini consente il riconoscimento di una identità. Il patrimonio archivistico è quello che consente il procedimento del riconoscimento, ma c’è una memoria diversa, quella delle cose che abbiamo immagazzinate dentro di noi, che permette un percorso attribuizionistico. C’è una memoria generalista, che permette di ricordare ciò che si è affrontato in modo non specifico, ma allo storico dell’arte occorre invece una memoria specifica, come quella dei piccoli dettagli descritti dalle “cifre morelliane” di Giovanni Morelli
Vittorio Sgarbi riflette anche come in ognuno di noi, anche se dichiaratamente anti-razzista, si celi un razzismo parziale, che si traduce in diffidenza verso popoli i cui atteggiamenti non sono da attribuirsi alla natura, ma alla cultura.
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Alessandro Portelli
Alessandro Portelli, accademico e critico musicale, in Italia si è occupato a lungo di memoria orale, operando sulla memoria musicale e sulla memoria del folclore, tanto da esserne diventato il massimo esperto. La memoria, funzione di cui l’essere umano è naturalmente dotato, deve essere esercitata in modo attivo e soprattutto critico. La memoria è un lavoro che si fa mentalmente e psicologicamente ogni volta che si entra in relazione con il proprio passato; dunque, a differenza del materiale archivistico, è in movimento e in continua trasformazione, perché viene modificandosi insieme al rapporto con il passato. Si tende a rimuovere non solo ciò che non significa più nulla, ma anche ciò che significa troppo , ed è proprio questo l’elemento importante del lavoro sulla memoria e sulla narrazione storica, che solitamente è utilizzata come motivo di orgoglio e spinta all’azione. Ma una delle funzioni della memoria è anche quella di ricordare ciò che non ci fa onore, sia come individui che come popolo. Il rapporto tra memoria e identità deve essere ripensato: non esistono identità fisse e intangibili. La credibilità delle scritte deve essere verificata al pari di quelle orali. Attraverso la memoria orale, che anche quando la verità fattuale viene meno è sempre fonte di interpretazione storica, attraverso il dialogo attraverso cui solitamente essa avviene, necessariamente ci si confronta non solo con l’identità dell’altro, ma anche e soprattutto con la propria, giungendo infine ad ammettere la possibilità che anche noi, in determinati tempi e condizioni, potremmo avere comportamenti che ci sembrano impensabili. Alessandro Portelli, attraverso una riflessione sul significato dei verbi ricordare, rammentare e rimembrare, conduce verso una rivalutazione della memoria personale come vissuto quotidiano dell’individuo, perché se non si ha memoria della propria esperienza non si saprà nulla nemmeno del passato, in una mancanza di consapevolezza della relazione che noi abbiamo con il nostro passato storico.
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Carla Singer (productrice, Carla Singer Productions) - USA
Carla Singer, produttrice per la Carla Singer Productions - specializzata nella realizzazione di film di finzione per la televisione americana(feature-films), ha prodotto negli anni, oltre 30 film, tra questi i più noti “ Freshman father” e “Twitches“ ( Disney) .
Grazie alla sua precedente esperienza in -CBC Entertainment- in qualità di vice presidente alla programmazione, ci racconta, partendo dalla sua esperienza, le chiavi e i segreti di successi internazionali di serie televisive come “ La signora in Giallo” , con Angela Lansbury, distribuita in moltissimi paesi del mondo.
In una panoramica tra le diverse tipologie di serie televisive, tra cui soap opera, action-drama, sitcoms, talk-show, reality-show e i più moderni talents show, ci descrive le fasi preliminari di ogni produzione televisiva: dallo sviluppo della sceneggiatura al Pitch, dalla realizzazione di un un Pilot alla produzione seriale.
La sua testimonianza, in un confronto tra le nuove piattaforme digitali, quali Netflix e Amazon Prime e le emittenti terrestri, svela le diverse scelte produttive, , tra rating e share piuttosto che scelta di autori e registi di fama indiscussa, ribadendo che alla base di ogni successo c’è sempre una grande idea e un grande team.
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Mario Gianani (producteur, WildSide)
Mario Gianani è un produttore televisivo, che insieme a Lorenzo Mieli ha fondato nel 2009 la "Wildside" una società di produzione di contenuti per il cinema e per la televisione. In questa lezione ci mostra come sia cambiato, negli ultimi 10 anni, lo scenario tra una produzione cinematografica e una produzione televisiva individuando la tv a pagamento come artefice principale del cambiamento.
Una rivoluzione improvvisa che ha visto un incremento della produzione di serialità basata sulla qualità e sull’intenzione di trattare argomenti mai affrontatati prima in modo da poter abbracciare anche quel pubblico che prima era prevalentemente legato al prodotto cinematografico.
Le tv a pagamento hanno permesso di realizzare prodotti dai diversi contenuti accedendo ad una nuova generazione di creativi avvalendosi, nel giro di pochi anni del nome di grandi artisti per arrivare ad un pubblico internazionale. Un obiettivo raggiunto ed in continua evoluzione.
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Stefano Bises (scénariste)
Stefano Bises nasce come giornalista televisivo ma successivamente diventa uno dei più importanti sceneggiatori italiani.
Lo sceneggiatore è un mestiere creativo e la creatività è qualcosa che si sviluppa essenzialmente attraverso la conoscenza identificandosi nel modo in cui noi combiniamo le cose che conosciamo.
Quante più cose conosciamo tante più relazioni siamo in grado di stabilire; quanto meglio si conoscono le cose che vogliamo descrivere tanto più si è in grado di costruire una serie di relazioni profonde. Quanto più sono profonde le relazioni che andiamo a creare tanto più intenso diventa il racconto.
Bises ricorda di quando gli fu chiesto di trarre una serie televisiva dal libro di Roberto Saviano “Gomorra”, un libro pieno di universi, di storie, di racconti. Immaginare la storia non fu sufficiente per dare un volto ed un' impronta ai personaggi del libro. Essenziale fu andare sul luogo dove si sarebbe sviluppata la serie. L’esperienza fatta sul territorio nutrì la narrazione rendendo possibile la creazione di un racconto autentico dove anche i dettagli restituivano una verità.
Infine spiega l’importanza della serialità quando il protagonista è un antieroe. Lo fa portandoci alcuni esempi di famose serie TV come il “Conte di Montecristo”, “I Soprano”, “Breaking Bad”, “House of Cards” dove la costruzione della figura del personaggio principale, oltre ad essere più importante della trama stessa, si sviluppa episodio dopo episodio con lo studio e l’approfondimento della sua storia e della sua vita. Fondamentale, come diceva Dumas, è lasciare al pubblico il desiderio quanto più viscerale possibile su come andrà a finire la storia del personaggio.
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Amine Benjelloun (Producteur) - Maroc
Amine Benjelloun è un produttore indipendente marocchino per la società Ali n' productions, specializzata nella realizzazione di lungometraggi e serie tv e noto per RAZZIA (Nabil Ayouch, 2018) e ADAM (Maryam Touzani, 2019). Responsabile della fase di sviluppo dei progetti come la serie “Touria”, ci rivela le fasi e gli step che hanno portato alla realizzazione di note serie tv prodotte per la televisione marocchina 2M, secondo canale televisivo satellitare pubblico marocchino e distribuita in diversi paesi del mondo. Dalla presentazione di un progetto alla realizzazione della bibbia letteraria, dall’importanza delle ricerche approfondite fino alla scelta delle location, Amine BenJelloun evidenzia l’importanza del lavoro di squadra, un lavoro che coinvolge in primis autori e produttori e che si espande in un contesto di coproduzione internazionale.
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Cosetta Lagani (artistic director cinema d’Arte Sky) - Italie
Cosetta Lagani è il direttore di Cinema d’arte SKY, il primo progetto seriale cinematografico dei Film d’arte. Nato nel 2013 con la profonda convinzione di Sky che il cinema, il linguaggio cinematografico e le tecnologie più evolute potessero conferire al racconto dell’arte un esperienza emozionale e cognitiva nuova, di forte impatto visivo emotivo ed universale in grado di raggiungere un pubblico più ampio nei cinema e in tv . “Musei Vaticani 3D” è stato il primo film documentario d’arte realizzato e venne distribuito nei cinema di 60 paesi del mondo e nei canali tv. A seguito del successo ottenuto e dalla calorosa accoglienza sono seguite altre importanti produzioni quali “Firenze e gli Uffizi”, “San Pietro e le Basiliche di Roma” e poi i film “biopics” sugli artisti da Raffaello a Caravaggio, Michelangelo e Leonardo da Vinci.
Nella produzione dei film d’arte la veridicità del racconto è l’elemento fondamentale. Per questo dopo aver ricercato un “soggetto universale” che sia fortemente aspirazionale ci si avvale di figure altamente professionali in grado di dar vita al progetto.
La notorietà di questi film è andata sempre di più aumentando al punto che sono nati diversi progetti nazionali ed internazionali. Per i progetti internazionali con gli ultimi film sono state organizzate delle premières presso gli istituti italiani di cultura nel mondo, presso le ambasciate e grandi musei come la National Gallery o la Tretyakov Gallery di Mosca o in partership con MET, Il Getty Museum
In Italia invece questi film oltre ad essere distribuiti nelle scuole sono stati utilizzati, con la collaborazione di Mons. Dario Viganò, per dare vita al “progetto delle carceri” con la speranza che questi film potessero favorire, attraverso la bellezza dell’arte, un percorso di reintegrazione e di reinserimento sociale per i detenuti
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Giuseppe Squillaci (visual effects supervisor, Stargate Studios) - Italie
Giuseppe Squillaci, supervisore di effetti visivi digitali, ha iniziato sua formazione tecnica e artistica con Carlo Rambaldi presso l'Accademia europea degli effetti speciali, tra animatronica ed effetti digitali.
I visual effect sono ormai parte integrante e fondamentale delle produzioni cinematografiche; sono in grado infatti di sviluppare, ricostruire e creare scenari quasi a renderli “vivi” capaci di portare lo spettatore all’interno del film. Ma non solo. Come ci racconta Squillaci, parlando della produzione del film documentario d’arte Sky “Michelangelo Infinito” l’ utilizzo delle nuove tecnologie all’interno del film ha reso possibile ricostruire il processo creativo e realizzativo della Volta e della parete del giudizio della Cappella Sistina ricostruita in digitale, in maniera scientificamente esatta utiilzzando la tecnica della computer grafica e realizzando un modello a 360°.
Un documentario normalmente si avvicina all’opera d arte per raccontarne il processo fermandosi poi alla visione dell’opera così’ com’è; I film documentario d’arte SKY invece raccontano l’opera d’arte con una visione emotiva, tipica della versione cinematografica e con una visione tecnica ed artistica diversa.
L’Esplorazione del limite è il punto più importante su cui un supervisore deve intervenire. Lavorare sul limite cosa significa ? Potendo fare ormai ogni cosa vuol dire mettere a disposizione del Regista tutti gli strumenti quali le story board, disegni di preparazione etc per poter fornire un idea effettiva di ciò che sarà possibile vedere oltre il “green back”. Creare quindi, un immagine di ciò che sarà, dove il lavoro creativo si trasforma dalla realizzazione di un oggetto al racconto dell’ oggetto.
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Sara Mosetti (scénariste) - Italie
Sara Mosetti sceneggiatrice, racconta brevemente la sua formazione professionale fino al suo incontro con Cosetta Lagani, direttrice creativa e responsabile di Cinema d’arte Sky.
Il suo primo lavoro a seguito di questo incontro è stato scrivere la biografia d’artista di Michelangelo Buonarroti. Come in ogni film d’arte, Sara Mosetti sottolinea quanto sia complesso ed impegnativo il lavoro che si cela dietro la creazione di questi prodotti.
Nel caso della biografia di Michelangelo infatti c’ è stata un attenta e meticolosa ricerca delle fonti storiche di quel periodo in ambito artistico, di tutta la saggistica contemporanea che lo riguardava ed uno studio approfondito delle sue opere. Ma non solo. Sono state prese in esame anche le lettere che lui ha scritto nella sua vita, le sue poesie e la biografia scritta da Giorgio Vasari che è stato il primo critico e storico dell arte il quale oltre a descrivere quello che Michelangelo faceva, giudicava il suo operato oltre a quello degli altri artisti suoi contemporanei e no. Nel film tutto si unisce e si mescola facendo emergere gli aspetti reali del personaggio.
Peculiarità di queste produzioni, che sembrano essere “un‘ opera d’arte nell’arte” è l'utilizzo delle nuove tecnologie che mostrano nel dettaglio dipinti e sculture, tecniche di realizzazione e documenti in una sorta di realtà aumentata che permette allo spettatore di osservare l'opera ed entrare letteralmente all'interno della sua composizione.