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"Memoria Attoriale"
Carla Tatò - Attrice
Carla Tatò, attrice teatrale e cinematografica, spiega la differenza tra la memoria come burocratica ripetizione, deposito sterile dai meccanismi chiusi, e la memoria epica - quella di cui parla W. Banjamin in un suo personaggio, il “narratore” - memoria in cambiamento e in viaggio, libera, costruita, cambiata continuamente. La memoria epica possiede tre elementi, veri muscoli del pensiero, che divengono strumenti di crescita, di costruzione di creatività: la passione e il cuore, la mente e il pensiero ed il braccio per indicare l’azione Questo tipo di memoria, nell’attore, mette in moto un meccanismo che mette in relazione, crea dei contatti straordinari tra ciò che è già avvenuto, ciò che dovrà avvenire e ciò che sta avvenendo, nel hic et nunc. Un gesto creativo, che permette di vivere l’antico, etimologicamente inteso come “porre avanti”, come il futuro dell’oggi perché il passato, o postìco, etimologicamente è ciò che è “posto oggi”. I giovani oggi parlano di memoria informatica, di cloud… ma la memoria umana è milioni di stratificazioni mobilissime, si deposita nell’uomo e poi, se esercitata, esce. L’uomo è una memoria vivente.
Anno di produzione: 2020
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Autore: Alessandro Portelli
Alessandro Portelli, accademico e critico musicale, in Italia si è occupato a lungo di memoria orale, operando sulla memoria musicale e sulla memoria del folclore, tanto da esserne diventato il massimo esperto. La memoria, funzione di cui l’essere umano è naturalmente dotato, deve essere esercitata in modo attivo e soprattutto critico. La memoria è un lavoro che si fa mentalmente e psicologicamente ogni volta che si entra in relazione con il proprio passato; dunque, a differenza del materiale archivistico, è in movimento e in continua trasformazione, perché viene modificandosi insieme al rapporto con il passato. Si tende a rimuovere non solo ciò che non significa più nulla, ma anche ciò che significa troppo , ed è proprio questo l’elemento importante del lavoro sulla memoria e sulla narrazione storica, che solitamente è utilizzata come motivo di orgoglio e spinta all’azione. Ma una delle funzioni della memoria è anche quella di ricordare ciò che non ci fa onore, sia come individui che come popolo. Il rapporto tra memoria e identità deve essere ripensato: non esistono identità fisse e intangibili. La credibilità delle scritte deve essere verificata al pari di quelle orali. Attraverso la memoria orale, che anche quando la verità fattuale viene meno è sempre fonte di interpretazione storica, attraverso il dialogo attraverso cui solitamente essa avviene, necessariamente ci si confronta non solo con l’identità dell’altro, ma anche e soprattutto con la propria, giungendo infine ad ammettere la possibilità che anche noi, in determinati tempi e condizioni, potremmo avere comportamenti che ci sembrano impensabili. Alessandro Portelli, attraverso una riflessione sul significato dei verbi ricordare, rammentare e rimembrare, conduce verso una rivalutazione della memoria personale come vissuto quotidiano dell’individuo, perché se non si ha memoria della propria esperienza non si saprà nulla nemmeno del passato, in una mancanza di consapevolezza della relazione che noi abbiamo con il nostro passato storico.
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